La scoliosi è la deviazione permanente del rachide risultante dalla dislocazione progressiva delle vertebre, le une in rapporto alle altre nelle tre dimensioni dello spazio.
Tale dislocazione si effettua secondo tre assi di rotazione:
– l’inflessione laterale, che corrisponde alla deviazione del rachide sul piano frontale;
– la flessione e l’estensione, corrispondenti alla deviazione del rachide sul piano sagittale;
– la rotazione, corrispondente alla dislocazione delle vertebre attorno all’asse perpendicolare al piano bisecante i due piatti vertebrali.
La scoliosi più frequente è quella IDIOPATICA, che sopravviene soprattutto durante l’adolescenza, tra gli 11-13 anni per le ragazze (80% delle scoliosi) e 13-15 anni per i ragazzi (il 20% delle scoliosi).
L’ANGOLO DI COBB è formato dalle due rette corrispondenti alla proiezione frontale delle vertebre più inclinate sull’orizzontale, alle estremità della curva scoliotica.
LA GIBBOSITA’ è la sporgenza costale sulla convessità di una curva rachidea. Si evidenzia con la flessione del tronco in avanti: è la manifestazione clinica della rotazione intervertebrale, ma non soltanto: traduce ugualmente l’asimmetria costale che caratterizza alcune scoliosi para-displasiche.
LA SALIENZA si evidenzia a livello lombare ed è determinata anch’essa ella rotazione intervertebrale
La gibbosità e la salienza come lo squilibro delle spalle e del bacino sono gli elementi comuni che evidenziati dagli stessi genitori conducono alla consulenza medica.
Esiste un’ottima affidabilità nelle misure cliniche, ed un esame clinico attento permette di evitare la ripetizione delle lastre.
Si dovrà differenziare la SCOLIOSI STRUTTRALE dal Paramorfismo che è un’esagerazione dell’asimmetria fisiologica corporale, e dall’Attitudine scoliotica che compensa ad esempio uno squilibrio del bacino
LA SCOLIOSI CAOTICA:
Quando l’angolazione della scoliosi è inferiore ai 20°, la sua evolutività non si può prevedere, essendo l’evoluzione non lineare, riteniamo corretto applicare le leggi del caos nello « school-screening » e nella nostra relazione col paziente e la famiglia.
Il carattere multifattoriale dell’eziologia della scoliosi, ci impone di analizzare e ricercare i disturbi dei recettori posturali (bocca, occhio, piede visceri, orecchio ecc.) tenendo ben presente l’importanza della correzione precoce di essi, ma nello stesso momento la stretta necessità, una volta istauratasi la scoliosi, di trattare questa patologia secondo le linee guida internazionali (linee guida SOSORT) senza avere la presunzione di correggere una deviazione rachidea strutturale andando a eliminare la disfunzione di uno dei suddetti recettori.
LA SCOLIOSI LINEARE
Aldilà di 20/25°, l’evoluzione della scoliosi in periodo di crescita vertebrale è ben conosciuta, ed è stata descritta dalla Dottoressa Duval-Beaupère. Il trattamento ortopedico conservativo comporta l’utilizzo di corsetti.
In età infantile utilizziamo di solito il busto di Milwaukee, che evita la compressione di una gabbia toracica fragile.
In periodo pubertario il trattamento conservativo si giova di varie ortesi spinali in base alla curva scoliotica da trattare, con il principio di utilizzare l’ortesi più efficace per il minor tempo possibile ma adeguato alla curva e all’etè del paziente. A questo si aggiunge una chinesi in busto e non, il cui protocollo dipenderà dalla forma anatomo-radiologica della scoliosi, dai parametri clinici e dal modello dell’ortesi.
Si insiste sul proseguimento, quasi senza limite, di un’attività sportiva regolare. Sono le correnti piezoelettriche generate dalla muscolatura paravertebrale che favoriranno la fissazione del calcio sull’osso, evitando così una fragilità ossea anormale nell’età adulta.
Dopo essere cresciuto, il corpo vertebrale aumenterà la propria resistenza e la propria massa ossea, particolarmente tra i 16 e i 20 anni.
Lo studio statistico delle scoliosi trattate sin ora, riviste due anni dopo la rimozione dell’ortesi, permette di confermare l’efficacia di questo trattamento nella stabilizzazione della scoliosi; se il trattamento è correttamente seguito la chirurgia può’ essere evitata per il 98% dei casi, per una curva inizialmente presa in carico a meno dei 40°.
La chirurgia vertebrale
Essa è considerevolmente progredita, il tempo di ricovero è breve, circa sette giorni, non necessita più nessuna preparazione pre-operatoria particolare, e il corsetto post-operatorio non è più necessario, a causa dell’ottima stabilità ottenuta subito ma nel contempo è anti-fisiologica, perché il rachide è un flessibile, fatto per essere in movimento e non per essere bloccato e comporta dei rischi dovuti alla prossimità del midollo e del materiale invasivo lasciato per tutta la vita.
Dott. Sciascia Giovanni